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mercoledì 12 gennaio 2011

Tango

Il corniciaio, uomo lungo lungo, smilzo e pelato, che non ama gli animali, vanta un negozio a tre vetrine: una per mostrare il laboratorio zeppo di cornici in legno scuro, chiaro, verniciato o grezzo; le altre due per esporre la merce in vendita. 
Quadri, poster e qualche cornice vuota. 
Se lo sguardo riesce a non stancarsi vagando tra la folla di grattacieli newyorkesi riprodotti in prospettiva, in bianco e nero, di sguincio o in lontananza; o tra i poster raffiguranti enormi, succose, rossissime ciliegie sensualmente trattenute tra enormi, succose, rossissime labbra femminili, allora è possibile scorgere l’unico quadro per cui varrebbe la pena di avere a che fare con quest’uomo antipatico. 
La scena si svolge in primo piano, senza alcun panorama a svelarne la collocazione, sotto un cielo plumbeo. Può essere un molo, avrebbe senso. Quattro figure riempiono la tela, ma di nessuna di queste si scorge il viso. La figura di sinistra è un maggiordomo impeccabile, quasi lucido, la cui postura è però rovinata dal vento imperioso che spazza l’intera scena. Tenta con scarso successo di reggere un ombrello, piegato e storpiato dalla tempesta. 
La figura di destra è una cameriera grassoccia, con il vestito nero e il grembiule bianco, e con la crestina immacolata sulla fronte. Anche per lei trovarsi in quella situazione è fonte di disagio, anche il suo ombrello si piega in avanti a causa del vento che la investe da dietro. Il vestito le si attorciglia alle gambe piegate, ed ella si copre il viso come può. 
In mezzo, una coppia è avvinta in un tango. Lei è di spalle, fasciata da un vestito rosso fuoco lungo fino alle caviglie; ha i capelli raccolti sulla nuca, è l’immagine dell’eleganza. Lui le cinge la vita, stringendola fino a sembrare un unico essere. Colpisce una cosa, più di tutte: i due ballerini non sono neppure sfiorati dal forte vento che strapazza gli altri, il loro passo è sospeso nel tempo. 
L’atmosfera del dipinto rapisce, forse proprio per questo contrasto di azione sullo stesso piano. I colori sono forti, netti: il rosso del vestito è il punto focale, l’intera figura della donna sembra avvitarsi verso l’alto. 
E mentre ci si perde a osservare lei e il suo cavaliere, e la coda dell’occhio riesce a includere il resto della scena, sembra normale quel fischio del vento misto a musica che si sente arrivare da lontano.

4 commenti:

  1. Mi piace anche questo.
    Tutto il testo dà un po' l'impressione di essere sospeso nel tempo, non solo i due ballerini. :)

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  2. Invidia,invidia,invidia per il corniciaio vicino casa tua che espone copie di Vettriano!!! *.* Io ,se fossero in vendita, le comprerei subito! Ad ogni modo, hai descritto alla perfezione le atmosfere di Vettriano: cielo plumbeo,niente sfondo nitido, niente volti ma in compenso una serie di dettagli magica,non ultima la postura del cameriere-reggi-ombrello che mi ha sempre affascinata, mi sono sempre chiesta il perchè. Chissà cosa voleva dirci...magari è tutta una questione estetica... :) Grazie per la visita, bel post!

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  3. Grazie Eva!
    ...ho pensato, e sperimentato, che descriverlo era un po' come comprarlo.
    Solo un po', però! ;)

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