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mercoledì 5 gennaio 2011

Questa rosa è per lei.


La prima volta che lo vide fu al mattino presto di un giorno feriale di novembre. Il freddo le pungeva le gambe attraverso il collant, e col fiato faceva nuvolette. Lo notò soltanto di sfuggita, grazie a un particolare: il bocciolo di rosa rossa a stelo lungo che stringeva tra le dita. Era un signore di una certa età, come si suole dire, distinto e vestito con gusto. Il lungo paltò grigio scuro dal taglio perfetto scendeva fin sotto il ginocchio, rallegrato da una sciarpa di lana pettinata dello stesso colore della rosa. Un Borsalino completava il gradevole insieme. Non si guardava intorno, sembrava piuttosto affrettarsi senza scomporsi lungo un percorso ben preciso, che niente e nessuno avrebbe saputo distrarre.
«Le famose rose di novembre!» bofonchiò lei entrando in macchina, piegando la bocca nell’ormai consueta smorfia di cinismo. Smise di pensarci non appena inserite le chiavi nel quadro.
Il giorno dopo pioveva. L’ombrello aperto e retto a protezione del vento le mostrava il solo desolante spettacolo dei suoi stivali sciaguattanti nella melma delle pozzanghere. Entrando in macchina afferrò lo specchietto retrovisore e lo regolò per controllare il trucco. Un bagliore rosso richiamò la sua attenzione: di nuovo quell’uomo, di nuovo una rosa rossa tra le dita. Lei si soffermò un po’ di più, questa volta, senza pensieri particolari, più che altro inglobando quella visione nella miriade di cose da fare quel giorno. E quella pioggia le avrebbe rese tutte più complicate. Lui camminava con l’aria concentrata del giorno prima, la rosa dritta come un fuso dava un tocco di indefinibile delicatezza alla figura un po’ appesantita dagli anni.
L’avvistamento si ripeté per una settimana ancora prima che lei dichiarasse a se stessa di esserne incuriosita.
Un sabato mattina il freddo sole novembrino splendeva ancora pallido in cielo quando lei fece capolino dal portone, imbacuccata fino a sembrare in incognito. Voltò la testa nella direzione in cui era sicura di trovarlo. Egli era lì, infatti: paltò grigio scuro, sciarpa rossa e Borsalino; rosa vermiglia tra le dita. Lo sguardo di lei si intenerì. Stringendosi nel piumino si avviò verso la bottega del pane sotto casa sua; aprì la porta, e dei campanellini tintinnarono richiamando la ciarliera padrona del negozio dal laboratorio sul retro.
«Ma buondì! Mattiniera più del solito!»
«Un po’» rispose lei, schiva.
«Cosa ti do?»
«Del pane che sia buono anche domani e per favore questa pizza bianca croccante.»
«Evualà! La pizza è appena fatta! Sentirai…!»
«Grazie, sarà ottima…Mi dici quanto fa?»
«Sono 4 euro in tutto. Vuoi una borsina?»
«Sì, grazie.»
Aprendo i lembi del sacchetto, la panettiera fissò per un momento lo sguardo al di là dalla vetrina. Si fermò due secondi prima di emettere un sospiro:
«Poveretto! Neanche oggi gli è andata bene!»
Lei si voltò per capire meglio e vide il signore della rosa ripercorrere la stessa strada ma di ritorno, a testa bassa; con una mano reggeva lo stelo del suo fiore e con l’altra ne proteggeva i petali come per ripararli da un pericolo.
«Lo conosci?» chiese alla venditrice sperando non trapelasse l’interesse che provava a saperne di più.
«No, conoscerlo no. Però so chi è.»
Se mai la panettiera avesse avuto bisogno di un incoraggiamento per cominciare il suo racconto, lei glielo fornì con uno sguardo.
«Percorre questa strada da una decina di giorni, sempre in quella direzione e sempre di mattino presto. Dopo neanche mezz’ora, lo vedi tornare indietro a testa bassa. E sai perché?»
«No.»
«Io sì. Una mia cliente mi racconta quello che noi non riusciamo a vedere. La passeggiata quotidiana del signore si interrompe ogni giorno davanti a un portone. Lui si rassetta il cappello, fa “ehm, ehm” con la gola e suona appena uno dei campanelli. Risponde una donna, “chi è?” e lui dice: “questa rosa è per lei.” La mia cliente dice che nella voce ha una specie di sorriso tenero. Ma la donna al citofono chiude la comunicazione senza rispondere. Dopo qualche minuto il portone si apre e spunta una bella bimba con i capelli rossi, che avrà cinque o sei anni. Guarda in su e dice al signore: “la nonna dice che siete troppo vecchi e di non tornare più, per favore.” Eh. E lui se ne torna indietro mogio mogio come l’hai visto poco fa.»
«Oh! Che storia commovente!» esclamò lei stupita della propria emozione.
«C’è di più. Hai notato la rosa?»
«Certo, ogni giorno ne ha una.»
«No, non è che ogni giorno ne ha una, ogni giorno ha quella. È sempre la stessa. Non te n’eri accorta?»
«Beh, no. Ma com’è possibile? Dovrebbe essere appassita, ormai!»
«È quello che dico io! Invece no, sta solo sbocciando piano piano.»
La panettiera alzò le spalle con un mezzo sorriso, porse il sacchetto a lei che pagò e uscì, soprappensiero. Per tutto il giorno sperò che quell’amore potesse nascere sul serio, e che il signore della rosa potesse vivere felice accanto alla sua amata.
Per i giorni che seguirono, oltre ad accertarsi ogni mattina del passaggio del signore con la rosa, lei prese l’abitudine di affacciarsi velocemente all’ingresso della panetteria, di ritorno dal suo giro di commissioni, e rivolgere un cenno interrogativo alla panettiera. E ogni giorno questa scuoteva la testa con aria dispiaciuta. Lei non parlò in famiglia del signore della rosa, sapeva di non essere capace di trasmettere l’emozione che quella storia meritava di trasmettere, e preferiva tacere.
Era domenica mattina quando accadde: lei camminava verso casa insieme al suo compagno, dopo aver fatto colazione in un bar lì vicino. Non se ne accorse subito, ma appena messa a fuoco l’immagine, una vampata di calore le salì alle guance: dall’altra parte della strada veniva una coppia, camminando piano. Il cappello di lui non era sufficiente a celare l’espressione radiosa dei suoi occhi. Fiduciosamente appoggiata al suo braccio, avanzava una signora con i capelli di un rosso ormai sbiadito, dalla figura delicata ed elegante,  con l’aria timida di chi teme il giudizio degli altri, ma anche con un sorriso lieve e incredulo. Non parlavano, soltanto si gettavano uno sguardo l’un l’altra, di tanto in tanto. Lei reggeva una bellissima, rigogliosa rosa rossa vicino al cuore. Tutti i suoi petali erano sbocciati.

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